
Ho appena finito di leggere Infocrazia del filosofo sudcoreano Byung-Chul Han e mi è piaciuto molto. Penso sia il filosofo più importante del nostro tempo e quindi faccio una breve carrellata delle sue opere e del suo pensiero.
Parto dal libro che ho appena letto. In sintesi il potere oggi non si manifesta più solo attraverso le istituzioni politiche tradizionali, ma tramite il controllo degli algoritmi che determinano cosa vediamo e cosa ignoriamo.
L’era dell’informazione non significa maggiore consapevolezza, ma al contrario favorisce una comunicazione sempre più emotiva, superficiale e spettacolarizzata.
Nel suo libro Società della stanchezza, Han sostiene che siamo passati da una "società disciplinare" (descritta da Foucault) a una "società della prestazione" caratterizzata dall'auto-sfruttamento. Argomenta che l'imperativo della produttività conduce a una forma particolare di esaurimento mentale che chiama "stanchezza positiva" - non dovuta a imposizioni esterne ma all'auto-costrizione di dover sempre "poter fare di più".
Han vede il neoliberalismo come un sistema che ha interiorizzato i meccanismi di controllo: non siamo più sottoposti a un potere esterno, ma siamo noi stessi a imporci ritmi e standard di produttività. Questa "libertà costrittiva" è più pericolosa di forme di controllo esplicite.
Nel libro "La società della trasparenza", analizza come l'imperativo della trasparenza elimini ogni forma di negatività, appiattendo le relazioni sociali. Secondo lui, la trasparenza diventa un dispositivo di controllo che elimina la possibilità dell'ambiguità e della profondità.
Nel suo libro "Psicopolitica", descrive come il potere nell'era digitale non operi più attraverso la repressione ma attraverso la libertà apparente. La psicopolitica rappresenta un'evoluzione della biopolitica foucaultiana. Dove non si controllano più i corpi ma le menti, attraverso dati informatici e le tecniche di manipolazione psicologica.
Nel libro "Non-cose", analizza come la nostra società si stia spostando dal mondo degli oggetti a quello delle informazioni e dei dati (le "non-cose"). Questo comporta una trasformazione radicale del nostro rapporto con la realtà e con noi stessi.
Nell'Agonia dell'Eros sostiene che la società contemporanea, con la sua ossessione per la positività e la trasparenza, ha ucciso l'Eros, inteso come desiderio dell'altro. La società consumistica ha trasformato l'altro in oggetto di consumo, perdendo la dimensione dell'estraneità necessaria all'esperienza erotica. Han propone una rivalutazione del bello che non sia legato al consumo e alla gratificazione immediata. Il bello, per lui, dovrebbe riacquistare una dimensione contemplativa e non utilitaristica.
Riassumendo il suo pensiero è caratterizzato da una critica profonda della modernità digitale e delle sue conseguenze sulla psiche umana, proponendo come alternativa un recupero della contemplazione e di un rapporto più autentico con il tempo e con l'altro.
Se avete voglia di approfondire ci sono molte traduzioni disponibili.
