(La scena si apre in una tenda militare, poco dopo la notizia del tradimento di Avidio Cassio. Marco Aurelio, in una semplice veste militare, entra, seguito dai suoi consiglieri. Cassio, legato ma dignitoso, è portato dentro da due guardie. La tensione è palpabile.)
Cassio: (con freddezza, fissando Marco Aurelio)
Allora è così, imperatore. Dopo tanti anni al tuo servizio, ci ritroviamo qui, io prigioniero, tu giudice. Ironico, non trovi?
Marco Aurelio: (con calma, quasi con tristezza)
Non c'è ironia, Cassio, solo dispiacere. Avrei voluto che tutto questo non accadesse mai. Ma il destino non ci appartiene. Tuttavia, la scelta di come rispondere a ciò che ci accade… quella sì.
Cassio: (con un sorriso amaro)
Scelte… Parli di scelte, ma sai bene quanto siano limitate le nostre. Il popolo vuole un imperatore forte, non un filosofo che scrive libri. Ho fatto ciò che era necessario.
Marco Aurelio: (riflettendo per un momento)
E cos'è, secondo te, la forza? Imporre la tua volontà sugli altri? Governare con la paura? O forse è qualcosa di più grande, Cassio?
Cassio: (con impeto)
Il mondo non si governa con la saggezza, Marco! Si governa con il potere, con l'azione. Il Senato ti ammira, il popolo ti rispetta… ma non ti temono. E un imperatore che non incute timore è destinato a essere sostituito.
Marco Aurelio: (calmo, senza rabbia)
La paura può piegare gli uomini per un breve tempo, ma non li lega a te. L'odio che semini oggi sarà il tuo nemico domani. La vera forza non risiede nel dominio, ma nella virtù, nella capacità di governare con giustizia e saggezza, anche quando ciò sembra debolezza agli occhi del mondo.
Cassio: (dubitativo, ma ancora risoluto)
Virtù… Una parola bella, ma vuota. I soldati non marciano per la virtù, ma per la vittoria. E Roma… Roma ha bisogno di vittorie, non di filosofie.
Marco Aurelio:
Roma ha bisogno di stabilità, Cassio. E la stabilità non viene dalle conquiste, ma dalla saggezza con cui trattiamo gli uomini, dalla giustizia con cui governiamo. I miei scritti, come li chiami tu, non sono un esercizio di vanità, ma un modo per ricordarmi di essere un uomo, prima che un imperatore. Noi, che deteniamo il potere, abbiamo la responsabilità di usarlo con moderazione, di agire per il bene comune.
Cassio: (con crescente frustrazione)
Il bene comune? Quale bene, se Roma è fragile? Se i confini sono minacciati? Le tue parole, Marco, non fermeranno i barbari né rafforzeranno l'impero. Io ho agito per proteggere ciò che hai creato!
Marco Aurelio: (con un tono più severo)
Hai agito per te stesso, Cassio. Non per Roma. Hai tradito non solo me, ma i tuoi stessi uomini, il giuramento che hai fatto. Un tradimento che non nasce dalla necessità, ma dall'orgoglio.
Cassio: (dopo una pausa, guardando Marco con una miscela di rispetto e amarezza)
E ora? Mi giudicherai come giudicheresti uno qualsiasi dei tuoi nemici? Cosa farai di me, filosofo-imperatore?
Marco Aurelio: (guardando Cassio con uno sguardo pieno di umana comprensione)
Non sei il mio nemico, Cassio. Sei stato il mio alleato, il mio amico. Ed è proprio per questo che non desidero vendetta. La tua ribellione non cambia ciò che io sono, né ciò che tu sei stato. Il perdono, Cassio… è più forte della vendetta. È più difficile, più giusto. Ucciderti rafforzerebbe il mio potere, ma perdonarti rafforza la mia umanità.
Cassio: (sorpreso, quasi incredulo)
Perdonarmi? Dopo tutto questo?
Marco Aurelio:
Sì. Non perché tu meriti il perdono, ma perché io devo concederlo. Il potere, Cassio, non corrompe solo chi lo cerca, ma anche chi lo detiene. E io devo restare saldo nei miei principi, altrimenti l'impero che voglio difendere cadrà sotto il peso della mia stessa debolezza.
Cassio: (abbassando lo sguardo, riflettendo sulle parole di Marco Aurelio)
Forse non ho compreso la tua forza, Marco. Non è la forza che avrei scelto, ma forse è quella di cui Roma ha bisogno.
Marco Aurelio: (con un lieve sorriso, sereno)
La forza più grande è quella che non si vede, Cassio. È quella che ci spinge a fare ciò che è giusto, anche quando è difficile. È quella che trattiene la mano quando sarebbe facile colpire. E tu, come me, devi imparare a trovare quella forza.
(Cassio rimane in silenzio, pensieroso, mentre Marco Aurelio si allontana, lasciando il generale a riflettere sulle sue scelte e sul futuro dell'impero.)