Come funziona l'induzione elettromagnetica?
Nel 1820, il fisico olandese Hans Christian Oersted scoprì che l'elettricità può generare campi magnetici.
Fu però il grande scienziato britannico Faraday, nel 1831, a comprendere che solo le cariche elettriche in movimento, come la corrente elettrica, possono generare campi magnetici. Per questo motivo, quando le cariche sono in stato di quiete, come nel caso di dispositivi elettrici spenti o senza la presa inserita, non c'è passaggio di corrente e quindi niente campo magnetico. Ma non è tutto. Faraday scoprì che il fenomeno funziona anche al contrario: la variazione di un campo magnetico genera una corrente elettrica nei conduttori. In altri termini, è possibile generare corrente elettrica senza pile o generatori, semplicemente usando un campo magnetico non statico, ossia variabile nel tempo. Questa corrente è detta corrente elettrica indotta da cui deriva il nome del fenomeno di induzione. Il fenomeno è descritto in fisica dalla legge di induzione elettromagnetica, nota anche come legge di Faraday-Neumann-Lenz. In pratica, la f.e.m. indotta è direttamente proporzionale alla variazione del flusso del campo magnetico B. Cioè maggiore è la variazione del flusso, maggiore sarà la tensione, o l'intensità, della corrente elettrica indotta. La variazione del flusso può avvenire o perché il campo magnetico si muove oppure perché varia l'intensità. Per capire meglio, immaginiamo un cavo elettrico avvolto a spirale, in modo da formare una bobina. A questo punto immaginiamo di muovere una calamita all'interno della bobina: se le estremità della bobina sono collegate ad un amperometro, noteremo che mentre si muove la calamita lo strumento inizierà a misurare il passaggio di una corrente. Se invece la calamita rimane ferma, lo strumento non misurerà alcuna corrente. Se vuoi saperne di più visita il nostro sito web. Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico.